ROAMERS – Storie Automobilistiche
Quella Volta Che …
Testo di Andrea Balti / Foto di S. Lomax
Quando mi hanno chiesto di raccontare una tra le mie storie automobilistiche preferite, mi sono domandato come diavolo avrei mai fatto a sceglierne soltanto una. Anche perché nel momento in cui avessi finalmente deciso quale raccontare, ecco che me ne sarebbero venute in mente altre, chissà in quale modo finite per un attimo in uno scompartimento secondario della mia memoria. Mi piace pensare ai ricordi come fossero fascicoli, ordinatamente stivati dentro una grande stanza piena di cassetti. Avete presente quegli schedari scorrevoli con le lettere in stampatello bene in vista che nei film permettono di trovare subito quello che si sta cercando, anche se non si ha la minima idea di cosa sia? Ecco, una cosa del genere.
Cammino nella mia stanza privata dei ricordi e tanti nomi, luoghi e auto mi fanno subito venire alla mente il quantitativo di storie che potrei mettere insieme per questo pezzo, ma qualcosa mi dice che non sono ancora giunto a quella giusta, a quella che vorreste sentire e che più di ogni altra rappresenta forse un preciso momento in cui tutto è cambiato. Eccola, ora tutto si fa più chiaro. Bastavano le paroline giuste, l’attimo perfetto e quasi come per magia, il cassetto si apre da solo, rendendo indistinto tutto ciò che ho attorno e catapultandomi là dove tutto ha avuto inizio, dove la mia vita è cambiata. Un momento di un giorno come tanti per alcuni, ma che in un preciso e incalcolabile secondo ha definitivamente mutato la mia vita, trasformando un sogno in realtà e un momento in qualcosa da far durare per sempre.
Quella volta che la scintilla ha scoccato la ricordo bene. Era un giovedì e anche se tutto ha avuto inizio un paio di giorni prima, dopo lunghe settimane di telefonate e un’attesa che oltre sembrare interminabile cominciava quasi a volermi convincere che sarebbe tutto finito in un nulla di fatto, una semplice mail mi invitava ufficialmente per una giornata che avevo idealizzato a lungo. Stavo infine per unire i puntini delle mie più grandi passioni: i viaggi e le automobili, ovviamente. Inutile dire che la notte non ho chiuso occhio e che il mattino seguente, i miei occhi erano già spalancati ben prima dell’alba, con l’adrenalina a mille e la voglia di mettermi in gioco in quel settore che ero convinto sarebbe rimasto un sogno impossibile da realizzare. E invece, dopo un paio d’ore, eccomi a bordo con quei compagni di viaggio che sono diventati colleghi, amici, famiglia.
Trascorsi anni potreste pensare che il brivido che sale lungo la schiena la sera prima di una trasferta sia lentamente svanito, eppure è sempre lì a ricordarmi quanto sono fortunato a ricercare i luoghi che fungeranno da location per gli shooting e per i nostri (e vostri) tour di guida. Le stesse strade che hai idealizzato a lungo e sulle quali hai fantasticato sono il terreno di gioco definitivo per concretizzare una visione che con il passare del tempo ti insegna che non bisogna mai porsi limiti, perché le barriere sono soltanto nella nostra testa. Dove c’è una strada incomincia una nuova avventura, ogni volta è differente, ogni volta è qualcosa di incredibilmente magico.
Quella volta, quella prima di tante volte che ho percorso il Col de la Bonette ho provato qualcosa che pensavo irripetibile. Un tremore che ti sale lungo la spina dorsale e che pizzica come la brezza di inizio autunno, dove sai che da un momento all’altro tutto può cambiare e far terminare bruscamente quell’idilliaco momento di nirvana automobilistico. È in quell’attimo che cerchi freneticamente di cogliere tutti quei colori, quegli odori e quell’innaturale silenzio di un passo di montagna pronto al letargo invernale, quasi sconsolato per il fatto che una sensazione così non la proverai più. È come se la magia dovesse esaurirsi. Eppure, quella volta che pensavo fosse destinata a restare impareggiabile, si è ripetuta nemmeno dieci mesi dopo, sulla stessa strada, con la medesima folle compagnia, ricordandomi come questo mestiere non sia soltanto il più bello al mondo, ma l’unico in grado di farmi tremare le gambe dall’emozione la mattina prima di un giorno in ufficio più speciale del solito.