The Explorers Club
Testo Andrea Albertazzi / Foto Alessio Becker
La montagna è qualcosa di impossibile da spiegare, soprattutto a chi non l’ha dentro. Ha un qualche tipo di richiamo che una volta lontano dal suo sguardo ti fa stare male. Il tempo che trascorri lontano è soltanto attesa. È questo che ho finalmente compreso quando dopo un fin troppo lungo digiuno dalle mie amate montagne sono tornato a percorrere un sentiero che da tempo era nella lista delle strade da conquistare. Perché ci sono diversi modi per raggiungere un luogo, ma come ben sappiamo è la strada che ci porterà a destinazione che rappresenta il piacere del viaggio, il senso di una partenza alle prime luci del giorno e di centinaia di chilometri macinati per il puro e semplice bisogno di alzare lo sguardo e sentirsi in cima al mondo.
Se mi chiedete con quale vettura sarei disposto ad affrontare un sentiero ai confini del mondo, la risposta sarebbe per me scontata: una Subaru. Già, non parliamo di Impreza STI e nonostante la speranza che la leggendaria sportiva delle Pleiadi possa un giorno fare ritorno in listino per come davvero ci si aspetta, il marchio giapponese ha letteralmente cementato una posizione di assoluto predominio per quanto riguarda crossover e SUV in grado di sgretolare ogni limite imposto ad automobili peraltro perfettamente adatte alla vita di una qualsiasi famiglia. Lontano dalla città, dal confortante fruscio del vento nelle campagne e dalle strade di montagna più battute, la Outback è senza dubbio la scelta definitiva nel rollino Subaru. È il SUV grande e maturo che offre una valanga di posto a sedere come nel vano bagagli, la risposta alle più disparate esigenze di ogni cliente amante dell’outdoor e della vita nella natura più selvaggia. Sì, perché con una Outback puoi raggiungere un punto qualsiasi della mappa – e per qualsiasi intendo davvero dire che potete scegliere di arrampicarvi sulla cima di un monte o sull’orlo di un vulcano – partire e senza badare troppo a qualche imprecisione da parte del navigatore satellitare, arrivare là dove un buon 99,9% della concorrenza nemmeno si sogna.
Motore benzina da 2.5-litri, trazione integrale permanente e dimensioni che potrebbero intimorire quando si tratta di affrontare un sentiero più stretto del solito. Niente di più sbagliato, dato che prendere dimestichezza con le misure della Outback è un gioco da ragazzi e nel giro di pochi minuti scordi letteralmente di portarti appresso una carrozzeria lunga 4,87 metri. L’allestimento Geyser arricchisce la line-up unendo il comfort della Premium al sapore di avventura già apprezzato con la 4dventure e la nuova colorazione denominata appunto Geyser Blue, la quale si accosta alla perfezione con le protezioni dei paraurti in Gloss Black e con i cerchi in lega di alluminio da 18 pollici. Il colpo d’occhio è notevole, seppure sostanzialmente invariato rispetto a prima, idem per la consapevolezza che l’unico limite sarà quello imposto da chi siede al volante. La Outback non conosce limiti.
E così mi trovo ben presto al cospetto delle montagne. Le vette spoglie osservano verso il basso questo puntino blu che sale sulle strette vie arzigogolate del Col de la Moutière. La strada non è particolarmente lunga e nemmeno interamente sterrata, fatta eccezione per una deviazione che – almeno in teoria – porterebbe in direzione del Col de la Cayolle, anziché qualche tornante prima rispetto alla Cime de la Bonette, ovvero la strada asfaltata più alta d’Europa. Quest’ultimo è un luogo che conosciamo bene, sul quale abbiamo portato supersportive, gran turismo e dove annualmente facciamo pellegrinaggio in occasione di qualcuno dei nostri eventi. Ma oggi le attenzioni sono puntate altrove, alla ricerca di pietre, tornanti stretti e tutto ciò che mi consentirà di appagare la mia fame di natura incontaminata.
Percorro così i primi chilometri asfaltati addentrandomi nell’abbraccio degli alberi. Il sole viene filtrato dai fitti rami che si chiudono sopra la nostra testa e nel frattempo la Outback avanza con un Lineartronic che viene opportunamente bilanciato tramite un’azione – forse anche inutile – sui paddle al volante. Fatto sta che riesco così a limitare l’effetto scooter e continuare a salire di quota nel totale relax offerto dalle poltrone in pelle Nappa della Geyser. Subaru sfoggia inoltre il riconoscimento facciale del guidatore, impostando sedile e climatizzatore senza rendere necessaria la pressione di alcun pulsante. Dal canto suo la Outback dispone poi di un enorme schermo touch verticale, il quale integra l’X-mode con i suoi due differenti settaggi e le videocamere poste frontalmente e ai lati delle ruote anteriori, fondamentali per evitare grossi massi e buche altrimenti difficili da vedere.
Poi, proprio quando credi di aver scoperto la vera essenza della Moutière, il paesaggio ti si spalanca davanti costringendoti ad una sosta. La Outback spegne momentaneamente il motore e mentre seguo incuriosito una coppia di marmotte che corrono da una tana ad un’altra, i miei occhi puntano la serpentina di asfalto che si insinua ai piedi di una catena montuosa che sale a perdita d’occhio, sino a che i suoi contorni non diventano altro che chiazze di colore grigio, di roccia nuda, lassù dove l’aria è più sottile e c’è sempre vento freddo. Le correnti giungono sino nella valle e se il termometro non scende al di sotto dei 5°, la temperatura percepita fa subito dimenticare le scorse settimane di caldo asfissiante. Approfittando della totale solitudine di questo luogo apparentemente sconosciuto ai più, lascio la Subaru in mezzo al sentiero e mentre Alessio scatta altre foto, mi concedo una breve passeggiata nell’infinito prato accanto.
Tornati in movimento inanelliamo qualche tornante e saliamo notevolmente di quota. Una volta superato uno dei tanti bunker la strada si fa più stretta, ripida e finalmente sterrata. Questa è quindi l’ultima occasione di tornare indietro, almeno a patto che non siate muniti di una Outback. In quel caso si può anche tentare la mulattiera che porta in direzione Bayasse, una tortura per pneumatici non specifici, pertanto un’opzione che preferisco lasciar perdere, anche perché il giro odierno prevede in realtà molti più chilometri di quelli unicamente rappresentati dalla Moutière. Il terreno è ora coperto di pietre e i numerosi avvallamenti artificiali utili a far fluire l’acqua durante le forti piogge e lo scioglimento della neve rendono questi chilometri impegnativi, anche se nulla di serio per noi. Inserisco l’X-mode in una manciata di occasioni, così da avere la trazione ideale nei tornanti più stretti. Ci sono altre marmotte che ci osservano dall’uscio delle loro tane, ma non indugiamo e proseguiamo.
I miei occhi rimbalzano di nuovo su quelle montagne adesso ancora più maestose proprio perché sovrastano la valle che stiamo attraversando a passo d’uomo, in maniera da non massacrare le gomme, soprattutto dopo aver preso una svolta improvvisata che ci consente di rimandare la fine della tratta sterrata. Tutto ciò che è fuori dalle mappe, un’appendice invisibile di una sottile strada bianca, promette due cose ben precise: una sfida da cogliere e quel brivido che provi ad ogni svolta, con la speranza di non veder spuntare la sagoma di un altro veicolo o di una moto. Fare manovra qui, o anche semplicemente accostare, sarebbe quasi impossibile e la larghezza del sentiero è esattamente quella della vettura. Devo mantenere la concentrazione elevata e navigare quasi lo sterzo, in maniera da non smuovere troppo le pietre a lato. Non vorrei mai scoprire che non esiste strada dove invece pensavo ci fosse.
Quassù, dove conta poco anche il blasone del tetto d’Europa a poche centinaia di metri in linea d’aria da noi è dove finalmente mi sento di nuovo rappacificato con quell’ansia che mi pervadeva prima che facessi ritorno su terreni impervi. Cerco in tutti i modi di prendere il più possibile attraverso i miei occhi, catturare ogni minimo dettaglio di queste vette pronte a coprirsi di neve (la notte successiva sono scesi i primi fiocchi, ndr) per custodirle al meglio in quella che so già essere un’interminabile attesa. Accendo il 4 cilindri boxer e la Outback ingurgita le ultime curve prima di poggiare di nuovo le gomme sull’asfalto. Questo è un luogo estremamente familiare e mentre sfrutto l’occasione per guidare lungo i tornanti del Restefond mi rendo conto di essere al volante da quasi 8 ore filate, senza la minima percezione di stanchezza o scomodità.
I 169 cavalli sono abbastanza per muoversi con disinvoltura, ma tenendo conto delle dimensioni della Outback e della trasmissione di tipo CVT, una dozzina in più non sarebbe stata male, soprattutto in fase di sorpasso e magari andando a sfruttare a dovere l’S-mode, una delle due modalità di guida a disposizione in condizioni normali. Su asfalto non patisci coricamento o sottosterzo, nemmeno scendendo dal colle della Lombarda con la fretta e l’agitazione di chi da lì a breve sarebbe arrivato al principio di questa nuova ed emozionante avventura. La Outback è l’ennesima dimostrazione del motivo per il quale sceglierei Subaru per qualsiasi spedizione, senza temere incognite causate da meteo avverso e da un sentiero mai visto prima.
La consapevolezza che esista una vettura in grado di eccellere in tale maniera su due fronti opposti come quello del comfort di bordo e delle abilità fuoristradistiche rende inutile qualsiasi pensiero su quale vettura vorrei per spingermi oltre, magari in un futuro nemmeno troppo lontano, magari oltrepassando il limite del viaggio per assumere le sembianze di un’avventura di quelle che piacciono tanto a noi esploratori mai sazi di scoprire cosa c’è dietro una svolta cieca, oltre un sentiero non segnato sulle cartine, ma pur sempre appoggiato sulle gigantesche spalle di una montagna. Quelle sono un chiodo fisso, il richiamo della sirena che mi tiene sveglio la notte e almeno osservando le fotografie mi riporta là dove il vento copre ogni rumore e gli occhi brillano di fronte alla maestosità della natura più incontaminata.
La Outback Geyser, come detto, siede in cima al listino degli SUV di Subaru, con un prezzo di €54.450, ovvero €4.500 in più rispetto alla entry level Style. Dal punto di visto meccanico non cambia praticamente nulla, mentre da quello estetico ci sono appendici e soluzioni che rendono la Outback l’attrezzo ideale per esperienze di questo tipo, senza però rendere meno pratica la convivenza in quei giorni dell’anno in cui magari dovete semplicemente andare al supermercato, in ufficio o a cena fuori. Il fatto è che la Outback sarà lì ad aspettare di partire per terre inesplorate ed esattamente come il sottoscritto vivrà costantemente nell’attesa di un nuovo viaggio. Assecondatela e collezionerete ricordi meravigliosi.
SUBARU OUTBACK GEYSER
Motore 4 cilindri, 2.498 cc Potenza 169 hp @ 5.000 rpm Coppia 252 Nm @ 3.800 rpm
Trazione Integrale Trasmissione Cambio Automatico CVT 8 Rapporti Peso 1.664 kg
0-100 km/h 10,2 sec Velocità massima 193 km/h Prezzo €54.450