Techart 718 Cayman S: Forest Screamer
TECHART 718 CAYMAN S
FOREST SCREAMER
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: Giorgia Rossi
Cos’è la vita, se non un insieme di emozioni che ci bombardano cuore e cervello? Esperienze che ci assalgono quotidianamente e che contribuiscono a formare il carattere che ci rende unici tra miliardi di altri esseri umani. Quelle stesse emozioni che inseguiamo in una costante ricerca della felicità, della soddisfazione lavorativa ed affettiva, nell’amore per qualcuno o qualcosa, nell’attrazione fatale verso un oggetto che identifica il nostro più profondo desiderio di provare quella scossa che accende in noi un luccichio visibile a chilometri di distanza. E così mi fiondo a testa bassa nella foresta poco fuori Renningen (vicino a Leonberg, nei pressi di Stoccarda), e mentre cerco di mettere in gioco tutto il coraggio di cui dispongo, mi rendo conto di quanto Techart abbia fatto, per rendere una già performante sportiva ancora più efficace, ancora più veloce e soprattutto ancora più bella. Ho un debole per la Cayman – chi mi conosce lo sa bene – ma credo di pensarla come tutti quelli che hanno avuto modo di provarne una, che si tratti di 987, 981 o della nuova e tanto contestata 718. Per dirla tutta, del nuovo modello con il quattro cilindri boxer turbo, ho avuto modo di guidare soltanto la Boxster (spero di rimediare presto), ma conscio del fatto che tra le due cambi ben poco, nutrivo grandi aspettative per la versione rimaneggiata dal tuner tedesco, che da ormai trent’anni si preoccupa di offrirci un’alternativa più personale e performante dei modelli del cavallino di Stoccarda. La 718 Cayman S preparata da Techart ha un ingrediente extra che la rende però ancora più interessante di quanto già fosse – parliamo del kit estetico, che va a sommarsi all’upgrade ottenuto con il power kit. Aver soltanto osservato quel suo accovacciarsi su quei grossi cerchi Formula IV da 21 pollici e quello spoiler posteriore così reminiscente della già leggendaria GT4, non fa altro che risvegliare in me l’istinto più selvaggio, quello che prende a calci ogni logica voglia di razionalità e che stenta a tenermi fermo, in attesa che il motore sia abbastanza caldo da consentirmi di mettere a tavoletta e provare con mano la differenza rispetto ad una 718 tradizionale.
La strada è abbastanza larga e sgombra da bussare all’anticamera del mio cervello per spronarmi ad attivare l’autotelaio in Sport +, aprendo gli scarichi e spostando la leva del cambio in sequenziale, governando così il PDK a 7 marce tramite i paddle al volante, adesso rivestiti da un sottilissimo foglio di alcantara. I sedili in pelle sono ugualmente comodi, ma hanno un look più ricercato grazie alle cuciture a contrasto che richiamano il giallo racing della carrozzeria – altri richiami al colore degli esterni sono ben presenti su volante, cruscotto, fondo della strumentazione e leva del cambio. La compattezza Porsche resta perfettamente intatta, ma il senso di sportività è maggiore qui dentro, e non appena muovo i primi metri al volante, mi rendo conto che l’assetto (anche grazie ai cerchi più grandi ed alla ridotta spalla degli pneumatici) comunica in maniera più precisa, più cruda e rende ogni spostamento repentino, una partita a flipper con la mia scatola cranica. C’è spazio, sempre di più, troppo per non approfittarne e mentre le nuvole giocano a nascondino sopra di me, decido di sfruttare l’attimo e creare una di quelle tanto intense emozioni di cui mi nutro avidamente. Il piede destro scende a pavimento e con una spinta immediata vengo premuto al sedile, mentre la lancetta del contagiri sale velocemente e mi costringe a non perderla di vista neppure per un secondo. L’urlo del piccolo 4 cilindri è furioso come quello di un lupo selvatico al quale è stata pestata la coda – si agita, sbraita e sembra voler spaccare tutto, ma attraverso una rigidissima precisione chirurgica vengo catapultato giù per una esse veloce, un paio di curve e mi ritrovo ben presto nel cuore di una fitta foresta. Quale campo di gioco migliore avrei sperato di trovare per una giornata di guida simile, con gli alberi che sembrano creare pareti che fanno rimbalzare il boato del doppio scarico sportivo.
Credo di aver fatto infuriare qualche famiglia di scoiattoli, sfrecciando come un malato di mente che cerca di concretizzare quel margine di differenza tra i 350 cavalli della 718 S standard ed i 400 di questa Techart. 50 cavalli che se in altre situazioni stentano a farsi sentire, qui si presentano sottoforma di un’erogazione più pronta, lineare ed apparentemente più omogenea, con un picco di coppia di 480Nm (+60), che rende più netto l’upgrade prestazionale del power kit. La scala dei giri non è ampia come su un aspirato, lo sappiamo, ed è quindi bene giocare con il contagiri nel modo giusto, andando a richiamare la marcia precedente solo quando è realmente necessario e lasciando fare al turbo il lavoro sporco, quando c’è la possibilità di sfruttare il suo prezioso intervento. La 718 Cayman S è un proiettile vagante, che striscia letteralmente a terra grazie ad un assetto che bacia ogni cambiamento del manto stradale – non si scompone e nel momento in cui stringi una curva stretta e la induci al sovrasterzo, ti asseconda, ma tende a mordere l’asfalto ben prima di quanto ricordassi con la 718 Boxster S. Prende coppia con la stessa facilità con cui divori metri e guadagni velocità, seduto dentro ad un abitacolo ricco di ogni comfort, tanta pelle, alcantara e fibra di carbonio, ma che sorprendentemente ha come obiettivo primario quello di trasmetterti un senso di rigidità più simile a quello di una Exige, rispetto a quello di una Cayman. Questo rettile è il maschio alpha e la foresta di Renningen lo sa bene, ecco perché quando intravede la sagoma gialla resta in silenzio ed attende il suo passaggio. Come un lampo, sotto un cielo che si fa sempre più livido, una corsa dopo l’altro, ho la conferma che il turbo non rappresenta il male e che Techart mi stia dando il benvenuto con un pezzo da novanta, che però non sarà esclusiva di pochi eletti.
Non parliamo di spiccioli, poiché se per telaio e cerchi ci vogliono €5.275, occorrono almeno €5.940 per il power kit e ben €14.475 per il pacchetto estetico. Trasformare l’abitacolo richiede invece una spesa di €20.165, per un totale di €45.855, utile per portarsi a casa un esemplare configurato come quello in prova – ovviamente avendo già a disposizione una 718 Cayman S. Il lavoro svolto in officina e nei reparti di produzione è straordinario, si lavora a mano ed è possibile seguire ogni step di personalizzazione e scegliere qualsiasi accostamento di colori, materiali e pattern immaginabile. La cura del dettaglio è alla base ed il risultato è semplicemente sorprendente, trasformando una ottima sportiva come la Cayman in qualcosa di ancora più intrigante e performante al pari di una 911. Il kit estetico, che tra le altre parti comprende splitter anteriore, minigonne laterali, paraurti e prese d’aria, trova il suo culmine nel grosso spoiler posteriore che rende più racing il look generale ed il rapporto stesso che si instaura con l’auto, sin dal momento in cui ci si approccia per la prima volta.
Quel lampo giallo riprende a spaccare i timpani, ad urlare quasi a voler ridefinire il concetto di decibel ed addentrarsi in quella foresta ormai violata più volte e divenuta controparte ideale del suo essere così selvaggia. Una creatura sicuramente addomesticabile, grazie alla possibilità di guidare in Comfort, senza tener conto dello Sport Response e lasciando che il PDK gestisca le marce a suo piacimento, magari facendo uscire dall’impianto stereo una canzone più rilassante di quella metallica del 2.5 boxer. Ma in realtà tutto si ridurrà ad una breve attesa, al tempo che occorre per mettere le ruote dove soltanto gli alberi potranno assistere a quell’orgia di sgasate che scaricherete a terra, lasciando impunemente le tracce di un passaggio che funge da preambolo ad un giro sulle montagne russe più entusiasmanti che abbiate mai provato. Ogni curva sembra essere affrontata su un binario ed un giorno non basta affatto per capire dove sia il limite di grip, ogni frenata ti rammenda che la potenza di accelerazione è direttamente proporzionale a quella di decelerazione, e sapere che puoi sfiorare i 300 orari con un 4 cilindri, conferma che il turbo non è il male del XXI secolo, ma più un modo differente per ottenere quello che infine cerchiamo in un’auto sportiva: velocità, adrenalina o semplicemente emozioni forti.
TECHART 718 CAYMAN S (2017-)
Layout – Motore centrale posteriore, trazione posteriore
Motore – 4 cilindri 2.5cc – turbo
Trasmissione – cambio automatico a 7 rapporti
Potenza – 400 cv / 480Nm
Peso – 1.385 kg ca.
Accelerazione – 3,9 sec.
Velocità massima – 296 km/h
Prezzo kit completo – € 45.855 (IVA escl.)
Prezzo vettura in test – € 121.920 (IVA escl.)