Techart Magnum Turbo & Macan: Divoratori Di Strade
TECHART MAGNUM & MACAN
DIVORATORI DI STRADE
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: Giorgia Rossi
Sono bianchi, sono grossi, pesanti, ingombranti, rumorosi – anzi, molto rumorosi – ma soprattutto vanno incredibilmente veloci. Non è mai facile mettere insieme le idee a caldo, soprattutto quando sei talmente stupito dall’accelerazione di un mastodonte da oltre due tonnellate che stenti a credere che possa esser tutto vero, ed allora che fai? Riprovi. Giù il gas a tavoletta e … sì, potrei anche darmi un pizzicotto, giusto per non lasciare spazio a nessun dubbio, ma sinceramente preferisco tenere le due mani ben salde sul volante e cercare di puntare il muso del Magnum verso la fine della curva. Seconda giornata (e puntata, ndr) di test con Techart ed è il turno di una coppia di SUV, non certo di due Sport Utility Vehicles qualunque. Manco a dirlo, non appena me lo vedo davanti, sono letteralmente calamitato dai prorompenti muscoli modellati sulla base del Cayenne Turbo, che abbandona le vesti di una prestazionale auto da famiglia, per diventare senza mezzi termini un SuperSuv. Magnum, che sentendolo detto da un tedesco suona ancora più cattivo, quasi a sillabare ogni singola lettera di un nome che dal 2004 è diventato il simbolo della visione che Techart ha nei confronti del SUV di Stoccarda, il quale ha giustamente ottenuto la maggior parte dei favori dei clienti, trovatosi in ben poco tempo a scegliere tra una sempre più vasta giungla di proposte. Ma a Leonberg, lo sappiamo, le cose vengono fatte bene e senza lasciare nulla al caso, tanto da mettere il proprio nome sul libretto di circolazione e classificare il Magnum come un modello a sé – il modo migliore per portare la vostra famiglia sulle montagne russe, senza fare la coda alla biglietteria.
Seduto su enormi pneumatici neri da 22 pollici, il Magnum è la mia inevitabile prima scelta, non tanto perché ho sbirciato sulla scheda tecnica del modello in prova oggi, ma proprio perché da anni ho ammirato quel suo look così minaccioso ed avere l’opportunità di montare a cavallo della bestia, brandirne le redini e dominare la strada di fronte a me, è una delle tante tacche che intendo spuntare in questa soleggiata giornata. Man mano che mi avvicino, mi sento come uno di quei leggendari eroi che sfidavano bestie mitologiche e che avrebbero avuto soltanto due possibili destini: la gloria o il fallimento. Apro la portiera e di fronte a me posso riconoscere il classico cockpit appartenente al Cayenne, ma l’atmosfera, gli odori e la percezione di lusso è su tutto un altro livello. Pelle, impunture in contrasto, fibra di carbonio ed alcantara si rincorrono e confondono il mio sguardo che mentre percorre i dettagli di una superficie si perde con qualche altra sorpresa che puoi trovare soltanto a bordo di un’auto speciale. Il tunnel centrale, così anche i dettagli sulle razze del volante e del cruscotto, sono laccati e dello stesso bianco perlato della carrozzeria, mentre quelle cuciture rosse vanno a richiamare i dettagli sui sedili sportivi. È giunto il momento, quello che ogni appassionato di auto vive nel preciso momento in cui si trova faccia a faccia con uno dei suoi obiettivi personali – mi accomodo e chiudendo la portiera resto solo al cospetto del Magnum. Appoggio la mano destra sul volante e con la sinistra giro la chiave di accensione: in quell’istante un ruggito primordiale fa capolino dai quattro terminali di scarico ed osservo il display che si illumina, con la lancetta del contagiri che ha bisogno di qualche minuto prima di abbassare il minimo – tempo di mettere in Sport Plus ed aprire le valvole degli scarichi, perché per la fine del mondo, pretendo la colonna sonora ideale.
Vengo guidato dall’altra protagonista odierna, una Macan spinta da un tranquillo 4 cilindri da 2 litri, portato però a +50 cavalli e +50Nm di coppia, per un totale di 302cv e 420Nm, meglio tradotti dall’eccezionale scoppio emesso dagli scarichi ad ogni cambiata ed ogni rilascio. I due colossi bianchi rappresentano l’offerta che Porsche rivolge al segmento degli SUV, rivisti grazie a due tipi differenti di personalizzazione estetica e motoristica. Cosa voglio dire? Il Macan è di medie dimensioni, in grado di ospitare persone e bagagli, ma di destreggiarsi comodamente nel caos cittadino. Il suo motore non vi porterà sul lastrico e grazie all’incremento di potenza risulterà non soltanto più elastico, ma più desideroso di essere spinto verso il fondo scala. Esteticamente mantiene maggiormente il look del Macan originale, fatta eccezione per la parte posteriore, in cui troviamo le modifiche più importanti, mentre nell’abitacolo si ha la stessa forte caratterizzazione che abbiamo visto sul Magnum, stavolta con dettagli arancioni che vanno a incastrarsi alla perfezione con le cuciture romboidali bianche su alcantara nera. Immancabili i dettagli, quelli che fanno la differenza e che differenziano una Porsche da una Techart, come per esempio il rivestimento dei paddle del cambio dietro al volante, la pedaliera ed i battitacco. Se siete stufi di sentirmi parlare di dettagli, lasciate che vi racconti come sono da guidare.
Tornando a bordo del Magnum, mi ritrovo a ripetere continuamente che sotto al cofano c’è un V8 da 4.8 che è stato portato a 700 cavalli (+180 rispetto alla Turbo tradizionale), trasformando questo colosso nella mia personalissima Moby Dick – a noi due, sembro volerle dire, ma per via di un incrocio o di un qualsiasi altro motivo, non ho ancora occasione di affondare il piede destro. La prima volta che lo farò deve essere perfetta, deve essere esattamente come la immagino. Le sospensioni sono più basse e rigide e sembra di essere seduto su una grossa 911, con una direzionalità dello sterzo incredibile e con il gorgoglio dell’otto cilindri costantemente nelle orecchie. Potrei anche armeggiare con l’infotainment, ma che senso avrebbe – è il solito di casa Porsche, chiaro, preciso e che consente di interfacciare il vostro smartphone e di usufruire di uno dei navigatori satellitari migliori in circolazione. All’improvviso viene estratto il mio numero fortunato e la strada davanti si apre, con il Macan che accelera senza remore ed io, che non aspettavo altro, mi preparo al decollo, ma lo sappiamo benissimo che non si è mai pronti ad un’accelerazione da 700 cavalli. Il Magnum resta quasi impassibile e non si scompone, mi scaraventa indietro sul sedile e comincia a mangiare metri, centinaia di metri e mi trovo a dover frenare, avendo potuto tirare soltanto due marce. Fortunatamente ho più spazio poco dopo e senza nessun ostacolo ad intralciare il colosso bianco, metto sul piatto la mia giocata fortunata: con la lancetta del contagiri che sfiora la linea rossa, sono testimone del miracolo della pura potenza sopra la razionalità, ma ciò che è più sconvolgente è la incredibile coppia di 920Nm (+170), disponibile tra i 4.400 ed i 5.300 giri – basta dare una pedalata e ti trovi nel paese successivo. Accosto e cerco di mettere insieme le idee.
Il Macan si guida in tutt’altra maniera, senti che è più leggero e che l’assetto è più morbido rispetto al Magnum. 302 cavalli sono abbastanza per renderlo agile in ogni contesto e scendere da uno per salire sull’altro è il modo migliore per notare quanto siano realmente differenti questi due 4X4. È come essere abbracciato dai sedili, la risposta dell’acceleratore è sempre pronta ed i 420Nm di coppia fanno il resto, garantendo uno scatto sullo 0-100 in 6,3 secondi ed una velocità massima di 230 orari. Le due sorellastre sanno stare faccia a faccia senza bisticciare, ognuna ha i suoi obiettivi ed ognuna ha il suo carattere che non prevarica l’altra. La Macan ha una linea più pulita, più sensuale, mentre il Magnum è l’incarnazione della rabbia e della voglia di spaccare tutto. Non riesco a starle alla larga e così mi fiondo di nuovo al volante per qualche foto in movimento. Su e giù per le strette stradine attorno al vecchio circuito di Solitude, è una partita alla roulette russa e la fitta vegetazione non gioca certo in mio favore, ma confidando nel fatto che chi è nei paraggi mi senta con largo anticipo rispetto allo stagliarsi della sagoma bianca all’orizzonte, assaggio in prima persona la violenza di un assetto che rispecchia in pieno le nervature della carrozzeria. Il Magnum rappresenta da sempre uno dei cavalli di battaglia di Techart, una lavorazione che cambia profondamente non soltanto l’aspetto del Cayenne, ma la sua stessa natura, grazie a paraurti interamente ridisegnati, quei due spoiler al posteriore ed un immenso estrattore d’aria tra i quattro terminali di scarico. Aggrappato al volante mi sento come sul bordo di un precipizio, ma decido di vivere quest’esperienza a pieni polmoni ed ogni volta che scendo per lasciare spazio alla fotografa muoio dalla voglia di mettere nuovamente in moto ed aiutare la lancetta della benzina a riabbracciarsi con la spia della riserva. Non ho potuto cronometrare, ma i 3,9 secondi che bastano per passare da 0 a 100 km/h sono realistici, mentre Techart limita la velocità massima a 300 km/h (invece di 309) in base all’allestimento con gli splendidi cerchi Formula IV e rispettivi pneumatici. Il fatto di aver osservato da vicino la creazione rigorosamente manuale di queste due creature mi trattiene dal prendere troppi rischi, il costo finale di poco più di un quarto di milione anche, ma la consapevolezza di sedere al volante di una mandria di 700 cavalli è una sensazione che si prova raramente nella vita.
Le bellissime strade attorno a Glemseck sembrano voler incitare alla velocità, soprattutto quando passiamo di fronte ad una vecchia torretta, adesso utilizzata dall’ADAC (Allgemeine Deutsche Automobil-Club), ma è tempo di cominciare a raffreddare gli spiriti, così colgo l’occasione per guidare il Macan sino alla location successiva, il più classico degli scenari rurali che vi immaginereste di trovare in Germania. Inutile dire che è a dir poco uno spettacolo e che crea un contrasto unico rispetto alla modernità ed all’aggressività dei nostri due SUV. Il Macan si fa guidare, non devi aggrapparti al volante e non prova neanche a strapparti la testa dal collo come fa il Magnum – la perfetta controparte che dimostra come in Techart siano in grado di spaziare ed offrirvi esattamente il modello di cui avete bisogno. Rientrati alla base, a Leonberg, c’è tempo di sfogliare il catalogo e notare tutte le possibili configurazioni, arrivando sino al kit completo, che se da un lato può raddoppiare il prezzo dell’auto stessa, concretamente è in grado di offrirvi davvero un’auto che valga il doppio. E se quando scendi non ti volti indietro, è perché hai scelto la vettura sbagliata, ma il mio sguardo non si distacca mai da quelle enormi prese d’aria di un Cayenne allevato a ciambelle ed ormone della crescita. Non sarà mai e poi mai la scelta razionale, ma sarà quella del cuore, quella che ti farà spendere interi risparmi in benzina, perché il folle – quello vero – sarebbe colui che con 700 cavalli, viaggia in comfort e con la gamba destra intorpidita.
TECHART CAYENNE TURBO MAGNUM (2017-)
Layout – Motore anteriore, trazione integrale
Motore – 8 cilindri a V 4.8cc – turbo
Trasmissione – cambio automatico a 8 rapporti
Potenza – 700 cv @ 5.400-6.000
920 Nm @ 4.400-5.300
Peso – 2.100 kg ca.
Accelerazione – 3,9 sec.
Velocità massima – 300 km/h (limit.)
Prezzo kit completo – € 112.362 (IVA escl.)
Prezzo vettura in test – € 258.807 (IVA escl.)
TECHART MACAN (2017-)
Layout – Motore anteriore, trazione integrale
Motore – 4 cilindri 2.0cc – turbo
Trasmissione – cambio automatico a 7 rapporti
Potenza – 302 cv / 420 Nm
Peso – 1.900 kg ca.
Accelerazione – 6,3 sec.
Velocità massima – 240 km/h
Prezzo kit completo – € 44.542 (IVA escl.)
Prezzo vettura in test – € 101.442 (IVA escl.)