Guidare E’ Un’Arte
PERCHE’ GUIDARE E’ UN’ARTE.
A cura di Christian Parodi
Photo credits: Averie Woodard | Devon Janse Van Resburg | Jordane Mathieu | Luke Stackpoole | Matt Howard | Rawpixel
Ricordo ancora quando da piccolino, seduto in posizioni improbabili sui sedili posteriori delle varie auto che mio padre ebbe la fortuna di mettersi in garage, continuavo a domandare ai miei genitori se fossimo arrivati a destinazione, magari dopo un lungo viaggio, che a causa della mia tenera età sembrava davvero interminabile. Mi annoiavo di osservare quei paesaggi che sfilavano a stento fuori dal finestrino laterale e non vedevo l’ora di scendere e sgranchirmi le gambe, catapultandomi subito in mezzo a un prato con il mio fedele pallone da calcio. Divenuto più grandicello e quasi costretto da mia madre ad allacciare le cinture di sicurezza, i viaggi in auto si erano radicalmente trasformati, ma tutto “per colpa” delle tanto amate automobili. Osservavo i movimenti di mio padre al volante e guardavo compiaciuto ogni automobilista che sorpassavamo, alle volte anche contandoli e appuntando su un foglio il marchio che si aggiudicava il primato con il maggior numero di sorpassi subiti – infine, quelli che ci sfilavano a sinistra più veloci, erano soltanto dei banditi ed in parte mi chiedevo come potessero andare addirittura più forte di noi. Adesso, prima che saltiate a conclusioni affrettate e cominciate a pensare che sia il momento di mandarmi da un analista, ammetterete che tutti voi avete fatto come me, se non peggio.
In realtà, come la passione per le auto stava crescendo in me, quella voglia di arrivare a destinazione si era trasformata nel suo esatto contrario, in qualcosa che anni dopo, firmando all’ottenimento della mia patente di guida, si materializzò come il più ampio senso di libertà. Potevo finalmente andare dove avrei voluto e nel giro di una manciata di viaggi, crebbe in me il desiderio di “andare”, non tanto quello di “arrivare”. Road Trip, ovvero un viaggio su strada – e senza nulla togliere a quelle fantastiche vacanze per cui ho dovuto necessariamente prendere l’aereo. Due parole che riescono magicamente a fondere insieme una marea di emozioni che inglobano lo sconfinato amore per le auto alla necessità di sfruttarle per ciò che fanno meglio: guidare. Ma attenzione, non guidare per spostarsi da un luogo ad un altro – quello sono buone tutte a farlo – guidare per farci sentire liberi, per regalarci dei momenti da conservare e rincorrere nel prossimo road trip. Guidare per sentirsi liberi.
1 GRANDE AVVENTURA, 1000 STORIE.
In redazione non smettiamo di ripeterlo, bisognerebbe tenere un album con elencati tutti i ricordi più belli vissuti in occasione di qualche viaggio on the road, di qualche gita fuori porta, o più semplicemente degli shooting fotografici che ci portano a percorrere strade mozzafiato. Perché del resto la ricetta è molto semplice, si parte e non necessariamente per svariati giorni. Basta anche soltanto una giornata, una full immersion di curve e benzina che si riesce a vivere qualcosa di magico, risultato di un incastro perfetto tra uomo, macchina e questa volta anche natura, la migliore partner possibile quando si tratta di una vallata che si perde all’orizzonte, pareti rocciose ad ogni lato e quei colori che si cercano di catturare con delle fotografie che saranno il nostro tramite per tornare a catapultarci là, dove abbiamo sentito il nostro cuore battere più forte del solito. Sembra ieri, quando ho chiamato mio fratello e gli ho chiesto di prepararsi, senza dare troppe spiegazioni. Quel giorno avremmo lasciato accumulare le mail in ufficio, niente ordine tra bozze ed appunti, avevo bisogno di staccare la spina e lui idem. Che salire a bordo di una Ferrari sia qualcosa di per sé già eccezionalmente particolare non v’è dubbio, soprattutto se la principessa in questione si chiama 458 Speciale, ma farlo con la persona che è cresciuta insieme a te e che ha condiviso quegli stessi sedili sull’auto di papà, è il modo migliore per tornare bambini con la mente e gioire per dove ci troviamo oggi.
Non c’è niente di più bello che partire, alle volte e come in questo caso, senza una meta precisa. Consapevoli del fatto che la nostra presenza era richiesta per l’ora di cena, il navigatore satellitare nella nostra testa decise di puntare vero i monti, ma quelli non troppo distanti da casa. Lasciata alle spalle la bolgia cittadina, addentrarsi nella natura con uno tra i V8 più melodiosi della storia dell’automobile è stata l’introduzione ideale per una delle giornate che tengo più strette dentro di me. Tra fratelli basta quello sguardo d’intesa per capire quando bisogna premere più a fondo l’acceleratore, impossibile dimenticare quelle risate, quelle battute che ci hanno fatto capire ancora una volta (non che ce ne fosse bisogno) quanto siamo felici quando abbiamo la possibilità di condividere tutto questo. Una scalata decisa prima di entrare in un tunnel di roccia e giù tutto, appena prima di raggiungere la vetta e lasciarci stregare ancora una volta da un panorama che sembra preso in prestito da una cartolina. Soltanto a scriverne riesco a percepire ancora quell’odore di freni bollenti, di gomma e poi quella pace dei sensi regalata da una distesa di verde, interrotta soltanto da nuda roccia, che più sali e più si fa insistente. Quel giorno c’era soltanto qualche ciclista a regalarsi, a modo loro, un pezzetto di Paradiso.
Sicuramente non sarebbe stato lo stesso in un altro contesto, con una strada intasata dal traffico, oppure con il mio peggior nemico (ammesso che ne abbia uno) accanto, al posto di mio fratello, ma gli ingredienti per un road trip non sono poi così tanti, tantomeno difficili da piazzare l’uno con l’altro, per creare decine, centinaia, anzi migliaia di momenti che entreranno di diritto nel vostro cassetto dei ricordi, alla voce “momenti preferiti”. Ci vuole la strada giusta, di quelle che possono valorizzare la vostra voglia di guidare, ma soprattutto incorniciare al meglio la destinazione ed in particolar modo il viaggio, la parte più lunga che trascorrete al volante. In questo caso – anche per motivi professionali – la fase di preparazione ricopre un ruolo fondamentale per la riuscita di un’uscita on the road. In ufficio ci aiutiamo spesso con GoogleMaps e con i nostri numerosi segnaposto sparsi in giro per ogni angolo del pianeta. Una volta identificato il nostro desiderio, che sia montagna, collina, mare o chissà cos’altro, si sceglie in che direzione dirigersi, andando a vedere quanti posti degni di nota si trovino nei dintorni della nostra destinazione finale o delle tappe intermedie. In questa maniera sarà più semplice ottimizzare i tempi e creare un itinerario personalizzato a seconda delle nostre esigenze. Inoltre, grazie alla tecnologia satellitare che ci offre Internet, osservare il mondo dall’alto ci aiuta a scoprire angoli nascosti, scorci alle volte non indicati su nessuna cartina stradale e quindi trovare spunti e idee per qualche fotografia o qualche break lungo la strada.
Anche il giorno sul calendario è da tenere d’occhio e non soltanto perché alcuni valichi alpini siano chiusi d’inverno, ma perché la bellezza della natura è proprio quella di cambiare i colori di ciò che ci sta attorno e quindi alcuni luoghi saranno più emozionanti biondi in autunno, mentre altri attendono di essere ammirati nel loro più verde splendore primaverile. Infine, la compagnia ideale risponde a due voci, la prima è quella logistica: ci serve un’auto, una di quelle giuste ovviamente e con questo non intendo dire che a meno che non abbiate una Ferrari o una Lamborghini, non valga la pena uscire di casa. Tutt’altro, perché ho vissuto esperienze indimenticabili anche al volante di SUV diesel e di piccole compatte. Stiamo parlando di emozioni, non di tempi sul giro. Ovvio che sarà più semplice far luccicare gli occhi scatenando un bel motore in mezzo ad una strada di montagna, ma non date per scontato questo aspetto. E poi, dato che presumo saranno pochissimi a viaggiare su una BAC Mono, accanto a voi portate qualcuno che condivida con voi più che una semplice passione. Portate la vostra fidanzata, un fratello, un amico stretto, vostro padre. Portate qualcuno che dia un valore aggiunto al viaggio e non un automa che stia con lo sguardo fissato allo smartphone dalla partenza all’arrivo.
Perché tutto questo? Me lo chiedono in molti e nonostante cerchi di spiegarmi al meglio in ogni occasione, spesso vedo di fronte a me delle facce sbigottite che si chiedono come possa spendere tempo e soldi per guidare senza un motivo ben preciso. Questo è quello che pensano loro, perché il motivo in realtà c’è ed è talmente chiaro che ne rende difficoltosa la spiegazione. Perché? Perché mi piace sentirmi vivo, libero ed arricchire la mia vita con cose semplici come girare la chiave, fare il pieno di benzina e nel frattempo pensare già al road trip successivo. Che sia diventata una dipendenza è ormai appurato, ma è una dipendenza che fa bene all’anima ed anche al corpo. Ci vediamo on the road!