L’Auto da Corsa Più Mitica Incontra l’Attore Più Cool in un Film che Amiamo alla Follia
La Porsche 917 in “Le Mans”
La vettura a cui facciamo riferimento diretto è quella protagonista del film girato dal grande Steve McQueen, la Porsche 917 con la classica livrea Gulf, azzurra con banda centrale arancio, la numero 20 che prese parte alla 24 di Le Mans del 1970. In realtà, l’attore non poté partecipare alla gara, in quanto i finanziatori del film avrebbero negato la copertura assicurativa, ma è certo che Steve non avrebbe certo sfigurato.
Una pellicola ovviamente tutta dedicata alla corsa senza troppe trame superflue, assolutamente da avere, vedere e rivedere e che incredibilmente, nell’anno della presentazione (1971), non ebbe molto successo, benché in mezzo a tanti altri film che trattavano l’argomento pilota-auto-corsa, è stato senz’altro quello più fedele e realistico. Il regista era inizialmente John Sturges, ma la sceneggiatura stava mettendo in primo piano una storia sentimentale, con la corsa a fare soltanto da sfondo e questo fu così motivo di scontro tra il regista e Steve McQueen che invece voleva la gara nettamente predominante: fu quindi l’attore americano a trovare un nuovo regista a cui affidare il lavoro, Lee H. Katzin. Il film, a distanza di tanti anni fa rivivere le magiche atmosfere di quegli anni irripetibili, l’ambiente oserei dire incontaminato, le persone, i piloti, i box, sembra quasi di sentire gli odori di benzina e di olio, cronometri a mano, cartelli, senza computer o altre diavolerie, meno tecnologia, più lavoro, più competitività, più passione e soprattutto tanti Team di rilievo sempre in battaglia per cercare di contendersi la vittoria. Il film fu girato sul circuito pochi giorni dopo la gara e molti piloti vennero ingaggiati dalla casa cinematografica Solar Productions al fine di ricreare le scene con realismo, grazie anche all’utilizzo di una trentina di vetture che avevano preso parte alla competizione stessa. Si apprezzano le immagini riprese nella gara reale, avendo utilizzato delle telecamere montate su di una Porsche 908, che era quella con cui lo stesso McQueen, in coppia con Peter Revson, aveva corso la 12 ore di Sebring, soltanto pochi mesi prima.
Personalmente non so se questa pellicola sia il motivo che me la fa immediatamente identificare come l’auto da corsa perfetta, ma in quegli anni vivevo con grande entusiasmo le gare, sia a ruote coperte che scoperte, e la 917 mi ha davvero lasciato un segno indelebile. Nel 1970 trionfa a Le Mans e si ripete l’anno successivo, iscritta alla 24 ore dal Team Porsche austriaco con sede a Salisburgo, pilotata da Hans Herrmann e Richard Attwood. Il motore a 12 cilindri con cilindrata di 4.494, cambio a 5 rapporti manuale, pesava solo 800 Kg. Lunga poco più di quattro metri, larga quasi due e con un’altezza di soli 940 cm. Debuttò nel 1969 alla 1000 Km di Spa. Per la 917, derivata dalla 908, vennero utilizzati materiali come il magnesio ed il titanio e per regolamento dovevano esserne costruiti 25 esemplari. In soli dieci mesi Ferdinand Piech riuscì a mostrare fiero tutte le 917 sistemate affiancate davanti alla fabbrica. Al salone di Ginevra del 1969, venne presentata al pubblico: il motore montato in posizione centrale longitudinale sviluppava 520 cv a 8.000 giri, fu realizzato unendo due propulsori della 911 2.2cc. La linea aggressiva e perfetta, disponeva anche di due piccole ali stabilizzatrici per aumentare la deportanza sul posteriore. In pista si presenta molto nervosa e difficile da domare, alcuni piloti preferiscono la meno performante 908, ma la 917 era nata espressamente per dominare Le Mans. Nel 1970 i tecnici del Team inglese John Wyer Automotive Engineering modificarono la parte posteriore, creando una coda tronca e parzialmente aperta, denominandola versione 917K (Kurzheck), ottenendo così una vettura più stabile con anche un miglior raffreddamento. Il motore portato a 4.907 cc sviluppa 580 cv.
Dopo i trionfi alla classica 24 ore del 1970 e de 1971, viene creata anche una versione a coda lunga dotata di grande alettone posteriore (5 esemplari). Nella stagione ‘71 arrivò un’ulteriore evoluzione del motore che andava a sfiorare i 5 litri di cilindrata erogando 650 cv. Altre versioni della 917 si fecero conoscere e temere anche dove da anni le McLaren dominavano indisturbate e cioè nel Campionato Can-Am. Ecco come nacque il progetto 917 PA, con 16 cilindri da 750 cv, per poi arrivare ad un 12 cilindri con doppio turbocompressore (850 cv). In qualifica, aumentando la pressione di sovralimentazione arrivava a ben 1.200 cv. Logico pensare che agli avversari restasse ben poco da fare. Proseguirono le versioni derivate dal progetto 917, e tra le più celebri non possiamo non citare la 917/20 “Maialino”, la 917/30 Sunoco, ma la lista dovrebbe essere decisamente più ampia. Un segno davvero indelebile per una vettura incredibilmente affascinante.