THE ISO RIVOLTA CHRONICLES: EPISODIO II
Nella prima metà degli anni ’50, l’Italia stava uscendo dalla crisi. La ripresa nel dopoguerra, portò al miracolo economico italiano e consentì di osare, in ogni campo.
Anche le industrie di motocicli guardavano in ogni direzione per soddisfare un mercato che aveva sempre nuove esigenze e nuovi bisogni o vizi da soddisfare.
Partendo dai frigoriferi a marchio Isothermos, Renzo Rivolta passò al mondo dei motori con il lancio di un nuovo progetto nel 1948. Era lo scooter Furetto, una moto completamente carenata con cui però Rivolta non ottenne il successo sperato. Successo che però arrivò più tardi con l’Iso 125, conosciuto come Isoscooter. Così la piccola azienda di Bresso si piazzò al terzo posto in questa fascia di mercato, dietro a Piaggio e Innocenti.
L’Isoscooter venne poi affiancato da una versione scarenata, la Isomoto e da qui una serie di moto che portavano tante innovazioni, a partire dalla Iso Sport che montava i tromboni con vent’anni di anticipo sulle moto giapponesi e la Iso 200, con cardano e frizione automatica, considerata nel 1952 una delle più belle moto dell’epoca.
Il periodo delle moto per la Iso si avviò verso la una fase conclusiva nella seconda metà degli anni ’50, e tra le ultime moto lanciate a Bresso ci fu anche la Iso 250, che montava un motore 236 cc da 10,8 cavalli e costava 250.000 lire.
In questo decennio le moto Iso vendevano bene, ma i costumi degli italiani stavano cambiando molto velocemente, quindi Renzo Rivolta pensò di dare qualcosa di più ai suoi clienti. La produzione di motocicli continuò fino al 1962, quando la Iso Rivolta si dedicò definitivamente alle automobili, fino alla chiusura il 31 dicembre 1974.
All’inizio degli anni ’50 la soluzione per attaccare il mercato non era un’automobile, troppo costosa e complessa da costruire, e neanche una moto. Si arrivò a pensare a una via di mezzo, economica ma funzionale. Nacque così il progetto della Isetta. Doveva avere un motore motociclistico, ospitare due persone che potessero essere coperte dalle intemperie, e doveva essere comoda nell’ingresso, ma anche comoda da utilizzare e parcheggiare in città. La sua storia è tornata alla luce grazie alla web serie An Italian Garage, che ha ripercorso in otto puntate la storia del marchio Iso Rivolta, e una puntata l’ha dedicata alla piccola vettura nata a Bresso.
L’Isetta nacque da un’idea di Ermenegildo Preti, professore del Politecnico di Milano, basandosi sull’intuizione di creare una vettura con il motore di uno scooter.
Per rendere la macchinetta comoda, la portiera venne montata sul lato anteriore e in questo modo risolveva due problemi: si poteva salire agevolmente in un piccolo spazio, e si poteva parcheggiare l’auto “di traverso”, scendendo direttamente sul marciapiede.
Per questa soluzione era necessario un lavoro sullo sterzo ed infatti il piantone si spostava insieme alla portiera, per liberare l’abitacolo.
Una caratteristica fondamentale della Isetta sono le tre ruote. Inizialmente il modello aveva solo una ruota posteriore, ma dava dei seri problemi di stabilità, così si decise di risolvere mettendo un’altra ruota vicina.
Il motore era un due tempi, monocilindrico, di 236 cc. Poteva erogare una potenza di 9.5 cavalli a 4.500 giri, e di fatto era uno dei punti deboli della Isetta.
Un altro punto debole della Isetta era il prezzo. Renzo Rivolta aveva trovato la quadra con 350.000 lire, e la prima Isetta uscì dallo stabilimento di Bresso nell’aprile del 1953.
Per gli italiani, però, un mezzo del genere non aveva molto appeal.
Nel 1955 venne presentata la Fiat 600, che aveva quattro posti e un prezzo di listino di 590.000 lire, e due anni dopo la 500 a 490.000 lire.
Con la fine del 1954, il progetto Isetta tramontò per la Iso Rivolta, dopo un migliaio di esemplari prodotti. Non aveva ottenuto i risultati sperati, nonostante la partecipazione alla Mille Miglia, e Renzo Rivolta si era mosso in anticipo siglando un accordo con la BMW. L’azienda tedesca navigava in cattive acque, e aveva bisogno di un nuovo modello per rilanciarsi economicamente, facendo leva sulla nuova classe media che stava nascendo in Germania e nell’Europa del dopoguerra. Così, i bavaresi comprarono progetti e attrezzature, caricarono tutto su 20 camion che trasferirono i materiali a Monaco e iniziarono a produrre la BMW Isetta, montando un più generoso motore 250 cc da 12 cavalli.
Questa vetturetta piacque molto, e ne furono prodotte più di 160.000. L’Isetta aveva salvato le sorti della BMW, ma aveva anche portato un po’ di liquidità alla Iso Rivolta, che per ogni esemplare venduto guadagnava una percentuale.
Il pallino delle automobili non passò a Rivolta anche dopo le vicende della Isetta. E con il 1962, quando venne presentata la GT 300, Bresso diventò un vero polo automobilistico dove non c’era spazio per le microcar. Era l’epoca delle granturismo di lusso, curate in ogni dettaglio, spinte da generosi motori americani e destinate alla rampante classe dirigente di allora.
Per vedere il documentario sulla storia della Iso Rivolta, CLICCA QUI
Articolo – Daniele Boltin
Fotografie – Alessandro Venier