Touring Superleggera Sciàdipersia Cabriolet | Review
Testi di Tommaso Mogge / Foto di Touring Superleggera
Il termine Scià viene utilizzato per indicare un sovrano che gode di completi poteri politici e al tempo stesso di una elevata caratura spirituale. Già questa mera definizione dovrebbe bastare per sottolineare di cosa la storica Carrozzeria Touring Superleggera abbia deciso di investire una delle loro ultime creazioni, la Sciàdipersia appunto, e fare in modo che rappresenti un brand con una storia illustre, un presente estremamente prolifico e un brillante futuro sempre concentrato nella creazione di auto bellissime, senza dimenticare il libero sfogo dei suoi estrosi designer con modelli prodotti in serie limitata e prevalentemente seguendo ogni minima preferenza dei facoltosi clienti che avranno la fortuna di mettersi in garage un tesoro di assoluto valore estetico e collezionistico.
Dopo aver dato alla luce la Sciàdipersia in versione coupé, prodotta in appena 10 esemplari, Touring Superleggera ha deciso di affiancare la versione cabriolet, quella che senza ombra di dubbio incarna al meglio quel carattere da gran turismo insito nel DNA di un modello esclusivo che poggia la propria nobile nascita sul telaio della Maserati Gran Turismo, altra icona di italianità capace di rendere ogni spostamento da punto A a punto B qualcosa di emozionante. Il clamore scaturito dalla variante chiusa ha ottenuto così tanti consensi che questa sarebbe stata la scelta più logica per una Carrozzeria che vanta collaborazioni con i più grandi marchi automobilistici e che ha firmato pagine uniche dei capitoli più belli del mondo dell’auto. La Cabriolet riesce però a spostare l’asticella ancora più in alto, complice una linea ancora più pulita, un’eleganza quasi rinascimentale e che sancisce una perfetta convivenza tra linee che omaggiano al passato di Touring, ma che si amalgamano al meglio con le dimensioni imposte dal generoso telaio Maserati, in particolar modo con il tetto aperto.
Sotto al cofano c’è poi uno di quei motori che riescono ad accentuare il coinvolgimento alla guida, soprattutto quando la strada si allarga e le città lasciano spazio alla natura più incontaminata. Un V8 naturalmente aspirato da 4.7 cc e 460 cavalli, capace di correre veloce ma con la consapevolezza che l’esperienza di guida non sarà sminuita a sterili numeri. Non c’è spazio per giri veloci su qualche pista, tantomeno c’è interesse nell’ostentare una velocità massima che arriva a sfiorare i 300 all’ora. La Sciàdipersia Cabriolet è stata catapultata fin qui da un’altra epoca, dove il distacco con il mondo esterno viene amplificato una volta che il tettuccio è chiuso e dove il rapporto con la natura più incontaminata viene fatto esplodere durante gli attimi di guida en plein air. Poco importa se infatti l’abitacolo resta pressoché identico alla Gran Turismo dalla quale trae linfa vitale, perché lo sguardo sarà perso tra l’orizzonte di fronte a sé e quel tripudio di suoni e feedback dinamici vecchia scuola che dobbiamo assolutamente preservare. Dulcis in fundo, trattasi di una linea difficile da collocare a livello temporale e questa è merce rara.
Ne saranno prodotte soltanto 15 e ognuna di esse è accompagnata da un prezzo di cartellino potenzialmente così alto che per molti di noi resterebbe comunque un miraggio, ma è il significato di una vettura di questo tipo che ricopre un ruolo importante in un mondo dell’auto oggi drasticamente trasformato e sempre più concentrato verso un’evoluzione tecnologica che in pochissimo tempo sembra aver avuto la meglio su quella meccanica e soprattutto emozionale. È un’auto bella, anzi bellissima, ma non in senso assoluto. Potrebbe addirittura passare inosservata dinanzi all’osservatore meno attento ed è proprio questo che la rende nobile di spirito. Come uno Scià, trova il perfetto bilanciamento di due mondi diametralmente opposti come quello politico (della ragione) e quello spirituale (del cuore), li fonde e li tramuta in un oggetto per intenditori.
Sarò più chiaro, il 90% delle persone non volterebbe mai le spalle ad una Lamborghini per rendersi conto che il V8 proveniente dalla direzione opposta sia quello di una vettura italiana agli antipodi e interamente costruita nella manifattura di Milano o Torino, con pannelli d’alluminio battuti a mano come dovrebbe essere per un’auto dal prezzo impegnativo come quello di una casa. Quel 10% che invece la preferirà a una supercar sottosterzante e con il cruscotto fin troppo simile a quello della A3 di vostro cugino, quel dieci per cento sarà un pubblico intellettualmente in grado di apprezzarla davvero per ciò che rappresenta.
La Sciàdipersia Cabriolet non ha rivoluzionato il mondo dell’automobile e come ogni produzione numericamente limitata non ha neppure quell’obiettivo. Ciò che fa è di presentare una realtà che dopo decenni dimostra di essere continuamente ispirata e pronta per scoprire nuovi orizzonti, offrendo la sua ricca ispirazione, ma appagando anche quel desiderio di osservarsi allo specchio e peccare un pizzico di superbia. Ma diciamolo, può permetterselo.