Turbo. Turbo Ovunque.
PORSCHE PANAMERA TURBO
TURBO. TURBO OVUNQUE.
Testo di Alessandro Marrone
Foto di Alessandro Marrone – Foto in movimento di Alex Galli e Natalia Antonova
Che Dio benedica l’inverno, la neve, il ghiaccio e l’asfalto sdrucciolevole, così i ragazzi di Porsche non mi odieranno per aver portato alla fine gli pneumatici della loro Turbo. Si, ma quale turbo … qui ci sono turbo ormai ovunque. Un altro tornante, un altro scorcio di visibilità sul tratto immediatamente successivo e così butto il gas a pavimento e lei si scompone appena, mi preme al sedile e si scaraventa verso la vetta come un fulmine – come farebbe una 911, infischiandosene però di portarsi appresso quasi due tonnellate di peso. La nuova Panamera Turbo è qualcosa di sconcertante, non tanto per la potenza, ma per la reattività di un telaio che sa essere rigido ed affilato quando la usi come non avresti mai pensato fosse possibile, comodo e rilassante se decidi di far finta che sotto al cofano ci siano la metà dei cilindri ed un terzo dei cavalli. Porsche ci ha invitato all’esclusivo Winter Experience tenutosi a Madonna di Campiglio, subito prima della Winter Marathon e tra panorami suggestivi e qualche drift improvvisato, abbiamo fatto conoscenza con la seconda generazione della vettura più controversa di Stoccarda.
La temperatura non è polare, le strade sono relativamente pulite e gli abitacoli ben riscaldati, pronti ad ospitare le coppie di giornalisti che metteranno alla prova la berlina tedesca che detiene il primato velocistico. Destino vuole che il mio compagno di test arrivi con una inaspettata quanto gradita notizia – cancellato il nostro nome accanto a quello della nuova 4S, che lascia spazio alla più potente del lotto, la Turbo è lì ad attenderci. Già Turbo, denominazione che sino a qualche anno fa era esclusiva per un particolare modello di 911, quello più potente e glorioso, ma che adesso fa parte a 360° della intera line-up di Porsche e la Panamera non fa eccezione, presentando i nuovi modelli accompagnati dalle nuove motorizzazioni. La 4S, appunto, sfoggia un 6 cilindri da 2.894cc e 400cv, la 4S Diesel (novità da tenere d’occhio) un 8 cilindri biturbo da 422cv e 850Nm di coppia disponibili praticamente subito, e la Turbo che presenta un V8 biturbo da 4 litri e 550cv per 770Nm di coppia. Trazione ovviamente integrale ed aggiornato PDK a 8 rapporti, in grado di offrire cambiate veloci, precise, ma anche estremo comfort di marcia. Salendo a bordo noto immediatamente che il tunnel centrale, prima colmo di pulsanti, lascia spazio ad un pannello liscio con pulsanti touch tramite i quali gestire i parametri principali della vettura, quali assetto, clima ed accesso al nuovissimo display centrale da 12 pollici, ancora più completo ed ancora più ricco di diavolerie che faranno la gioia dei più tecnologici. Dietro al nuovo volante sportivo, ispirato a quello della 918 Spyder, ci sono i classici 5 strumenti, con la novità di disporre di due display (ai lati) da 7 pollici, utili per tenere sotto controllo alcune info sull’auto ed il sistema di navigazione. È fantastico come una vettura possa essere un salotto, un computer ed lussuoso mezzo di trasporto, ma avendo 550 cavalli sotto al cofano, tutto ciò che mi interessa è farli sfogare a terra e abbracciare il lato più profondo di ogni vettura che sfoggia il cavallino di Stoccarda, quello prestazionale.
Dopo aver fatto da navigatore al collega Andrea, passo alla guida in quel di Andalo e seguiamo i fotografi per qualche scatto dinamico, cominciando ad assaggiare i primi feedback della Panamera 2017. La posizione di guida è impeccabile, riesco a sedere in basso (come piace a me) senza dover rinunciare alla totale visibilità di ciò che mi sta attorno – con il sedile riscaldato ed il clima che spezza il freddo dolomitico, muovo il selettore in Sport Plus ed inibisco leggermente il controllo trazione. Una volta “liberi” dal mirino delle reflex, è il momento di attaccare i tornanti, giocare con il bilanciamento dei pesi ed appoggiare i circa 1900kg della berlinona tedesca. Cosa succede? Succede che mi asseconda come farebbe una 911, riesce a spiazzarmi non tanto per la potenza con la quale se ne va via, facendo un grip incredibile su un asfalto tutt’altro che generoso, ma per la reattività di un telaio che ti permette di cambiare direzione come se fossi su un paio di sci. L’anteriore va esattamente dove vuoi e lo sterzo guadagna peso e sensibilità nel momento in cui selezioni le modalità più sportive, mentre il rombo del V8 viene sputato fuori dai terminali di scarico posti all’estremità della coda. Proprio il lato B è quello che ha guadagnato maggiore sinuosità di forme, con l’aggiornamento del nuovo modello, più lungo, più largo, più potente e più dannatamente veloce. Capite perché non mi importa niente dei sensori di parcheggio, della connettività bluetooth e della visione notturna (tutte cose che ci sono e funzionano egregiamente) – sono già abbastanza impegnato ad aggrapparmi al volante, pigiare lo “Sport Response” ogni 20 secondi (non è un kers, non ha bisogno di ricaricarsi!) e strabuzzare le pupille quando mi infilo in un destra-sinistra preso decisamente troppo allegro. Allarga il posteriore (con il controllo trazione completamente disinserito), ma ti avvisa, ed hai tutto il tempo di contrattaccare, impostare e fiondare il piede destro sul gas, un’altra volta ancora, sinché c’è benzina nel serbatoio.
Maciniamo chilometri su chilometri, coccolati dai morbidi sedili in pelle e da un impianto stereo Burmester lasciato spento in favore di un V8 degno di Mozart e Beethoven messi insieme. Il pacchetto Sport Chrono ci delizia con uno 0-100 di appena 3,6 secondi, che non possiamo ovviamente cronometrare, ma che viene ampiamente promosso dal sorriso che si dipinge sul mio viso e su quello di Andrea. Aver avuto lo spazio, e la possibilità, son sicuro che avremmo raggiunto i 306 km/h di velocità massima, senza nemmeno faticare tanto. Ma se le strade di montagna sono avare per velocità di punta, sanno invece regalare tondi in tutta sicurezza, perché a noi sciare piace, ma oggi preferiamo farlo al volante di un biturbo da 770Nm di coppia. Sulla neve fresca scopro che la Panamera la guidi con la punta delle dita – tutto diventa più leggero e mentre il posteriore la fa scivolare, l’anteriore la tira via nel preciso momento che avevi programmato. Intuitiva ed amichevole, affonda con una sicurezza estrema, con la neve che si alza e copre i parafanghi ad ogni cambio di direzione – sembra una danza, ma è molto meglio. È una Porsche.
Continuate pure a criticarla, a dire che una Panamera non è una vera Porsche, ma sapete benissimo che non è vero e se avrete la fortuna di provarla mi darete ragione, se mai avrete tempo di scendere. Crea dipendenza come la peggiore delle droghe e ti fa divertire come la migliore delle Turbo. Va anche forte come “LA Turbo” – è a tutti gli effetti un ritrovato dell’ingegneria di ultima generazione, in grado di far convivere due nature così apparentemente lontane tra loro come il comfort e la fruibilità quotidiana, con le prestazioni ed il coinvolgimento di guida di una 911 raffreddata ad aria. E scusate se non vi ho parlato dei migliaia di metri di elettronica che sono stivati al suo interno, ma un V8 mette tutti d’accordo, soprattutto quando rende una elegante berlina a 4 posti, un’autentica supercar da oltre 300 orari.