Come Si Convive Con Una McLaren 570S?
Guardatela: bassa, larga, con le portiere che si aprono alla maniera che si addice a chi ha un conto in banca degno di attenzione, con quella coda che si interrompe sinuosa verso l’alto e quell’abitacolo che ti accoglie nel vero paese delle meraviglie.
La McLaren 570S è considerata la baby McLaren – la più performante della gamma Sport Series – ma non ha intenzione di farvi dormire sonni tranquilli e come il più classico dei bebè sarà in grado di farvi perdere il sonno. La mia convivenza con l’Arancia Meccanica di Woking è durata una settimana e nonostante abbia pesato sul mio conto corrente in quanto a 100 ottani, è stata indubbiamente una delle migliori avventure di sempre. Il fattore wow è una costante, a partire dagli enormi dischi carboceramici, passando per quella linea aggressiva (ma morbida) e personale che riesce a confondere chi non ne ha mai vista una dal vivo – poi apri, anzi sollevi la portiera e ti cali nell’abitacolo, immergendoti in un paradiso di alcantara e fibra di carbonio. A quel punto il tempo si ferma, o più semplicemente non ti importa più di quel che succede fuori, dove ogni paio di occhi ti fissa sbigottito, a metà tra lo stupore e la curiosità e nell’immancabile attesa di sentir quel V8 cantare.
Anche la Polizia ti incita a pestare sull’acceleratore, con lei tutto è concesso (non imitare a casa!, ndr) e cerchi di entrare in confidenza poco a poco, riservando il dovuto rispetto che un 3.8 twin-turbo da 570 cavalli merita. La trazione è eccezionale, la spinta è a dir poco sbalorditiva – aspetto che durante la mia prova in pista dello scorso anno ho apprezzato solo in parte – ed il rapporto tra guidatore e telaio è più intimo di qualsiasi relazione abbiate mai vissuto. Rigida al punto giusto, ti mette al centro dell’azione senza però farti arrangiare, bensì ti aiuta ed agevola anche quando ti spingi pericolosamente vicino ai tuoi limiti e giorno dopo giorno guidarla diventa una droga della quale non puoi fare a meno. Non ti consuma, non ti danneggia né il corpo né lo spirito, ma è perfettamente in grado di cullarti in uno stato di nirvana sensoriale dal quale non vorresti mai staccarti. Ogni scusa per guidare è buona e se non ti venisse in mente un posto ideale per scatenare la baby-Mc, lei saprà destreggiarsi anche nel traffico cittadino, dove comunque tutti si fermeranno per dare strada all’astronave appena atterrata sul pianeta delle automobili di tutti i giorni.
Quando devo riconsegnarla a McLaren, non sono io che la abbandono, ma è lei che lascia un enorme vuoto che difficilmente riuscirò a colmare e di certo non con la mia umile Porsche. E come un artista in fase depressiva, scrivere di lei mi fa sentire spiritualmente più vicino ad un’auto così viva e capace di rendere viva qualsiasi cosa le stesse attorno. Ne voglio una, ne voglio una subito.
La review completa sul numero di Settembre.
Testo: Alessandro Marrone
Foto: Andy Williams