Quando L’Automobile Diventa Arte: Studiotorino Moncenisio
STUDIOTORINO MONCENISIO
QUANDO L’AUTOMOBILE DIVENTA ARTE
Testo: Alessandro Marrone
Fotografie: Giorgia Rossi
Danny Kaye diceva “La vita è un enorme tela, rovescia su di essa tutti i colori che puoi” – già, i colori, quella materia così apparentemente scontata che va però a simboleggiare una moltitudine di significati, una serie di sfumature che indirizzano il nostro percorso verso uno stato di grazia che appaga i cinque sensi. I colori sono quegli attimi che immortaliamo nella nostra memoria, sono quelle scintille che ci fanno sentire di vivere e non soltanto di esistere – bisogna colorare la propria vita per poterla ammirare davvero a fondo e non c’è niente di meglio che creare qualcosa di speciale, crearlo dal nulla dopo averlo idealizzato, studiato e vederlo così concretizzarsi, passo dopo passo, in un processo che riesce incredibilmente a dare forma ai nostri sogni, ai nostri splendidi colori. È questo ciò che mi si accende nella mente non appena mi avvicino alla Moncenisio di Studiotorino, esemplare unico creato dall’atelier torinese e basato sulla Porsche Cayman S 981. Un’auto sportiva resa unica grazie ad interventi estetici mirati, che però trascende ogni possibile descrizione grazie ad un percorso evolutivo che l’ha vista nascere e modellarsi come un’opera di creta muta e si trasforma tra le mani del suo creatore. Automobile come forma d’arte, ma anche come oggetto del piacere, perché una Porsche vuole anche essere guidata ed a tal proposito non avrebbe potuto trovare nessuno in grado di portarla dove Alfredo Stola e Maria Paola Ariusso l’hanno condotta – dai più belli e impegnativi passi alpini, passando per le raggianti strade costiere, senza certo dimenticare l’impresa compiuta qualche anno fa, tra i ghiacci del circolo polare artico, senza batter ciglio, senza esitazioni, a dimostrazione che qualcosa di incredibilmente bello può anche essere funzionale.
C’è qualcosa di speciale in chi non si accontenta del mondo che lo circonda – essi lo osservano con uno sguardo differente rispetto a tutti gli altri, lo studiano, ne colgono le più leggere sfumature e nel preciso momento in cui mettono a fuoco qualcosa, stanno già facendo viaggiare la propria mente, alla ricerca di una possibile evoluzione, di una caratterizzazione che sappia rendere personale ed unica l’immagine appena catturata dalle loro pupille. Probabilmente è nata proprio così la Moncenisio, battezzata in onore di uno dei passi alpini più evocativi al mondo e ad appena un’ora da Torino: le linee della Cayman S sono ancora lì sotto, ma anche il più distratto noterebbe che molto è cambiato e che ogni singolo dettaglio ha una storia da raccontare. Ogni singolo di questi dettagli è un colore che arricchisce una maestosa tela. Incontriamo Maria Paola in una soleggiata mattinata che sembra aprire le porte alla Primavera e ad accompagnarla c’è l’immancabile Magnum, un bellissimo esemplare di Boston Terrier, tanto curioso quanto eccitato per l’ennesimo giro in auto con la sua padrona. La Moncenisio è posteggiata in mezzo ad altre auto e spicca grazie a quel Celeste Moncenisio, che i tecnici Glasurit sono riusciti a trasformare in realtà. È il colore ideale per rappresentare l’acqua del lago (del Moncenisio, appunto) e dello stesso cielo sopra le montagne; a fare da contrasto gli si alterna il verdone che troviamo nell’abitacolo e su gran parte della plancia. Non è facile descrivere un’opera d’arte e mai come in questo caso mi trovo sopraffatto dalla quantità di spunti e dagli aneddoti che si celano dietro ad ognuno di essi. Dove il nuovo design del paraurti anteriore potrebbe apparire come un update a quello originale, nella zona laterale e posteriore è dove troviamo il cambiamento estetico più evidente, con la sparizione dell’ampio lunotto originale, in favore di un pannello che rende la coda più muscolosa e particolare, interrotta soltanto da un piccolo vetro rettangolare che facilita le manovre in retromarcia. Si, perché la Moncenisio non è nata per restare a prendere polvere in qualche museo, ma per sporcarsi gli enormi cerchi da 20 pollici scomponibili ricavati da fucinato d’alluminio. Lo so, rischio di sembrare monotono, ma mi piange il cuore a dover, inevitabilmente, tralasciare parte delle storie che stanno dietro ad ogni singolo pezzo – e poi, aprendo il cofano posteriore mi si para davanti uno spettacolo al quale non avevo mai assistito prima. Decine e decine di firme, da parte di tutti coloro che hanno preso parte a questo progetto, custodite come sigillo definitivo per un’automobile che mi è entrata nel cuore come una freccia incandescente. Il simbolo di un eccezionale lavoro di squadra, impresso nella lamiera.
Si cominciano a scattare le foto, si cambiano angolazioni, si cambia il paesaggio, che questa volta sembra giocare un ruolo marginale quasi a volersi defilare dietro a tanta esclusività – poi è il momento degli scatti dinamici ed il 6 cilindri ti ricorda che, con le dovute precauzioni per l’importanza e la rarità del mezzo, è in grado di farti divertire alla grande. Riesco a mettermi alla guida e ritrovo l’abitacolo familiare ad un qualsiasi porschista, ma la messa in moto è qualcosa di più particolare questa volta. Mentre la mia mano sinistra gira la chiave ed il motore prende vita, mi rendo conto che vado a spuntare dalla mia lista personale la voce “guidare un’auto in esemplare unico”, una di quelle cose che non penseresti mai di riuscire a fare. Mani sul volante, uno sguardo agli specchietti e comincio a muovermi ed è a quel punto che vivo la sensazione più particolare dell’intera giornata. Se apparentemente sembra di essere seduto su una “Porsche qualsiasi”, basta muovere lo sguardo verso lo specchietto centrale e subito noti la diversa conformazione del vetrino posteriore, che sovrasta il logo Studiotorino e soprattutto la targa commemorativa che Alfredo ha dedicato al padre. Qui mi rendo conto che sto guidando qualcosa di emozionale, qualcosa di vivo, un tributo ai valori più importanti che abbiamo e conosciamo: la vita, in tutte le sue forme. Quelle fatte di colori, ricordi, emozioni e quelle fatte del più puro e semplice piacere di guida che un’auto sportiva a tutto tondo è in grado di regalarci. Percorro un tratto di strada isolato e silenzioso, interrotto soltanto dal rumore dello scarico della Moncenisio, ma questa volta non sarebbe servito correre – non era il caso di accelerare al limitatore o altro, perché quello che la bellezza è in grado di offrire è farci vivere i momenti come se fossero al rallentatore, quasi come se il nostro subconscio provasse a farli durare più di quanto in realtà facciano parte del nostro presente, che in un attimo diventa un’immagina impressa nella nostra mente, proprio dove possiamo custodirla gelosamente e riviverla ogni volta che vogliamo.
Non c’è attimo in cui non abbia fame di percorrere con gli occhi le sinuose linee di questa carrozzeria, di immaginare il processo stilistico e realizzativo dietro ad una creatura simile e nel mentre mi lascio catturare dagli affascinanti racconti di Maria Paola. È in momenti come questi che capisci il valore della conoscenza e che ti rendi conto che c’è sempre da imparare, senza contare che il semplice fatto di avere a nostra disposizione i fondatori della Studiotorino è un grandissimo onore ed al tempo stesso un’occasione che permette ad Auto Class di raccontare un pezzo di Italia in un periodo così difficile per il mondo. Un’Italia fatta di pensatori, ideatori e visionari, fatta di una collaborazione a tutto tondo con decine di aziende – dalle più piccole alle più grandi – tutte impegnate nel nome dell’eccellenza. La Moncenisio mi accompagna lungo alcuni scorci delle Langhe, attraversando le bellissime campagne del Barolo e si inerisce alla perfezione di fronte a distese di ordinatissimi filari ancora spogli, come anche di fronte ad un municipio, scovato qualche giorno per puro caso. Mi piace giocare con i colori, con le linee e siamo agevolati da un soggetto che ha tanta voglia di esibirsi, quanta di sgranchire le ruote – il tutto sotto l’attento sguardo di Magnum, paziente e sempre vigile su ciò che accade attorno alla sua sportiva preferita. Quello spicchio di vernice grigia che sembra voler allungare i fari posteriori, quelle minigonne più squadrate, quel look più massiccio e compatto – sono tante le sfaccettature di un’auto che è soltanto lei. Cosa intendo? Voglio dire che se una qualsiasi sportiva di produzione può essere vista sotto varie luci, un esemplare unico rappresenta esclusivamente ciò che vuole comunicare realmente, indipendentemente dall’osservatore. È qui che Studiotorino eleva all’ennesima potenza il significato di automobile, proprio come un lussuoso abito cucito apposta per la serata più importante della vostra vita. È in questo momento che mi rendo conto che le cose realmente speciali sono quelle più rare, quelle che ci fanno vivere momenti che non possono assolutamente far parte della nostra quotidianità, proprio perché mantenere quel loro status di grazia implica che vengano vissute nelle giuste dosi. Ciò che è importante è arrivarci preparati, essere psicologicamente adeguati alla situazione e cercare di viverla al massimo, cogliendo la maggior parte di sfumature possibili e trasferire quei colori, quegli splendidi colori, sulla tela della nostra vita.